Zanini nasce nel 1927 a Rovigno, pittoresca cittadina nella quale egli trascorre parte della sua infanzia. Nel 1936, però, la sua famiglia si trasferisce a Pola a causa di gravi difficoltà economiche. Nonostante ciò, Ligio rimarrà sempre molto legato alla sua città natale dove trascorre le vacanze estive. Diplomatosi presso l'Istituto Magistrale di Pola, si iscrive al Partito Comunista Jugoslavo e gli viene affidato il compito di capoufficio per le scuole italiane presso il Dipartimento all'Istruzione di Pola.
Nel 1948, in seguito alla rottura tra la Jugoslavia e l'Unione Sovietica, Zanini respinge entrambe le correnti ideologiche in conflitto e si dimette dal Partito Comunista. Per questo motivo, viene arrestato nel 1949 e condannato a due anni e di lavori forzati nel campo di prigionia dell'Isola Calva. Nel 1952 viene rilasciato in libertà sorvegliata e costretto a lavorare come magazziniere nel cantiere navale "Stella Rossa" di Pola.
In seguito, viene impiegato in qualità di ragioniere e nel 1959, dopo che gli viene rievocato il divieto all'insegnamento, si trasferisce a Salvore per riattivare la Scuola Elementare Italiana locale e vi fonda il Circolo Italiano di Cultura (l'attuale Comunità degli Italiani). Nel 1964 ritorna a Rovigno e lavora per un breve periodo in qualità di contabile, dopodiché, nel 1972 gli viene offerto di insegnare alla SEI di Valle, dove rimane fino alla pensione. Trascorre gli ultimi anni della sua vita nella tanto amata Rovigno, dedicandosi alle sue due più grandi passioni: la poesia e la pesca. Scompare nel 1993.
Esordisce in ambito letterario con la raccolta di poesie Bulèistro, pubblicata dalla Scheiwiller di Milano nel 1966 che lo rende noto anche oltre confine. A questa, segue nel 1968 la silloge Mar quito e alanbastro che si aggiudica il primo premio all'allora appena istituito concorso d'arte e cultura Istria Nobilissima, dopodiché vince lo stesso concorso anche nel 1970 la silloge Tiera viecia-stara. Nel 1979 viene pubblicata la silloge Favalando col cucal Filéipo in stu canton de paradéisu seguita da Sul sico de la Muorto Sagonda. Dopo la sua scomparsa nel 1993 viene pubblicata postuma anche la sua ultima raccolta di poesie Cun la prua al vento.
Oltre ad essere uno dei maggiori esponenti della poesia dialettale istro-quarnerina, Zanini eccelle anche nella prosa, dimostrando un'invidiabile padronanza della lingua italiana nel romanzo autobiografico Martin Muma, edito nel 1996 dalla rivista “La Battana”. Narrato in terza persona, il romanzo ripercorre la vita dell'autore dall'infanzia all'imprigionamento sull'Isola Calva. Il titolo del romanzo è tratto dallo pseudonimo che l'autore adotta ispirandosi all'eroe del Corriere dei piccoli degli anni Trenta.
L'ampio opus letterario del Zanini, è il riflesso ed il risultato di un'elevata preparazione culturale e del fervido esercizio letterario dell'autore, visibile dalla profonda padronanza di questi con entrambi i mezzi linguistici: vernacolo e standard italiano, dalla ricchezza espressiva con cui ci trasmette immagini suggestive e istanze di vita inserite in un ampio ventaglio di argomenti e temi di carattere universale.
Al centro vi troviamo un intimo e profondo legame dell'uomo con il suo paese natio che costituisce il suo microcosmo, il suo “piccolo mondo”. Un popolare, antico, autentico ed umile che nell'opera del poeta assurge a macrocosmo, donando all'opera carattere universale perché diventa anche il “piccolo mondo” di ogni lettore. E questo mondo è per l'autore la sua Rovigno, il suo angolo di paradiso, situato in una cornice di mare, isole e isolotti e patria dei contadini e pescatori che abitano le viuzze sottostanti il campanile di Sant'Eufemia. Gli scritti del Zanini sono ricchi di riferimenti alla sua città, di toponimi e indicazioni dettagliate inserite dallo stesso autore a piè di pagina che permettono al lettore di sorvolare tutti questi luoghi con la propria fantasia.
Per quanto le liriche di Ligio Zanini possano inizialmente apparire semplici, vedremo che in realtà quest’apparente semplicità nasconde in sé una complessità molto profonda. I critici, distinguono, infatti, tre diversi piani di lettura della poetica del Zanini: il primo è il piano denotativo, quello esplicito, che riusciamo a cogliere sin da una prima lettura. Il secondo piano di lettura è invece quello metaforico e allegorico, ossia «(...) il grado intermedio tra la denotazione letteraria del primo piano di lettura e l'irradiazione universale dei contenuti poetici del terzo piano di lettura»[1]. Il terzo piano di lettura corrisponde all'universalità dell'opus letterario dell'autore.
[1] DOBRAN R., MILANI N., Le parole rimaste, Storia della letteratura italiana dell’Istria e del Quarnero nel secondo Novecento, Volume I, EDIT, Fiume, 2010, pg. 536.